Giuseppe Piergianni
“Giuseppe Piergianni, nato a Napoli nel quartiere Montecalvario…”, comincia così la presentazione del suo sito di fotografia e del ragazzo napoletano continua a portare dentro l’animo tutta la capacità e l’energia di un cuore napoletano.
Se qualcuno obbietterà nel pensare cosa faccia la differenza, io risponderei che il ragazzo napoletano nasce già con un animo ‘sensibile alla luce’, al calore del sole; che con la forza e la potenza del mare, calibra il suo carattere e respirando la poesia e l’arte che si diffonde nell’aria forma la sua personalità.
Discendere poi da certe origini familiari, non si può, a maggior ragione, che prendere la giusta via e sensibilizzarsi all’espressione artistica del proprio ‘io’.
Quindi ancora bambino, Giuseppe è attratto dal mestiere della figura paterna; un lavoro che ad una certa età, crea molti interrogativi. È un lavoro manuale o di intelletto, con quale finalità? Un mestiere come tanti o un’arte. Il mistero e il fascino che avvolgono questo lavoro che con gli anni anche Giuseppe imparerà a capire che oltre all’apprendimento tecnico ha bisogno di essere supportato da una paziente ricerca che metta in evidenza la propria sensibilità, la propria visione di un mondo che nascosto dentro di noi è capace di esprimersi e rivelarsi ad altri attraverso un’immagine concreta.
Così negli anni Giuseppe matura le sue esperienze facendo fede a quella che sin da bambino era stata la sua attrazione fatale, quando lui racconta i primi approcci, sotto la sapiente guida della figura paterna a cui ha rubato il mestiere e l’amore per la fotografia. Nonostante non sia stata la sua più rilevante occupazione lavorativa ha allargato le sue esperienze nelle varie sfaccettature di questa materia. Ha soprattutto imparato a guardare e ad esprimersi attraverso l’occhio fotografico, facendo suo il mezzo e le possibilità di restituire con l’immagine un mondo inconscio che non sia la mera documentazione del visibile ma l’interpretazione soggettiva dell’essere. Si avvicina al soggetto scrutandolo dentro, esaltandone le caratteristiche che lo rivelano e che allo stesso tempo evidenziano tutta la capacità di esprimersi dell’autore che si appropria bonariamente di quanto in quel momento riesce a catturare con l’obiettivo e con il cuore.
Certo un’immagine fotografica come un dipinto può piacere o no al fruitore, ma resta l’espressione di un momento o di un discorso d’animo che nel momento stesso che si è materializzata e già in continua evoluzione.
Dalle esperienze maturate con la fotografia analogica anche Giuseppe si trova a scontrarsi con l’evoluzione tecnica di questa materia che approda alla fotografia digitale.
All’inizio, avendo avuto un periodo di stasi, a Giuseppe appare come ad un bambino che svegliandosi da una realtà fiabesca si introduce in una realtà materiale dove tutto è dato ma pian piano si rende conto che l’esperienza acquisita ha sempre un valore immenso, nulla può cancellare la storia, basta saperne fare tesoro. Qualcosa è rimasto, qualcosa è cambiato. Ma ciò che crea l’immagine è sempre la luce.
E quindi Giuseppe, continua a tradurre soprattutto con l’uso del Bianco e Nero le sue sensazioni. Certo non c’è la pellicola a raccogliere la luce, bisogna operare in modo diverso ma con metodo si riesce ad ottenere ottimi risultati. E Giuseppe che ha sempre dimostrato una buona attenzione alle nuove tecnologie e una notevole passione per i mezzi informatici riesce anche con questi a sfruttare le nuove possibilità assoggettandole alle proprie esigenze espressive.
Luciano Basagni, Gennaio 2020.