2019, Franco Rotella racconta Giuseppe Piergianni, fotografo
Giuseppe Piergianni è parte di un mondo che tutti vivono ma nessuno conosce veramente; forse espressione di energia pura.
Emozioni, sensazioni, gioie, dolori, verità, menzogne, paura di esistere; sono fantasmi del nostro profondo; forse non riusciamo a condividere la nostra precaria esistenza.
Quante volte ci siamo chiesti “chi siamo”, cosa faremo, dove andremo.
L’umano non ha deciso di esserci, qualcuno lo ha fatto per noi.
Ci hanno dato la possibilità di leggere l’universo; di vedere, toccare, sentire; di percepire insiemi di suoni, odori, sapori; di pensare, di amare, di odiare; di capire che siamo profondamente soli.
Un vuoto assoluto nel nostro essere dentro, la coscienza di vivere, nati dal nulla, per tornare nel nulla.
Segni, parole, ricordi.
Siamo nati per caso, andremo via per caso.
Guardando le foto del sito di Pino, chiamato così nel privato, ho pensato di parlare di “Un libro fatto di pietre”, di far vivere i suoi sassi, almeno quando il sole non brucia le superfici che definiscono insiemi di austera bellezza.
Un passato dimenticato dagli umani più distratti, forse per rubare le loro storie, condividere le paure, essere parte dei sogni consunti di quanti hanno vissuto spazi e silenzi nello scorrere di un tempo impietoso che non ci permette di tornare indietro.
Un percorso di vita fatto di tutto e di nulla: ognuno di noi sarà solo un ricordo logorato dal tempo.
Siamo nati nel nulla, torneremo nel nulla.
Ma i sassi di Pino potranno vivere oltre, per quanto tempo?
Non lo sappiamo, ma certamente oltre.
Dobbiamo imparare a amarli, a leggerli dentro, a rubare le forme nascoste da pareti che narrano presenze vissute lontano da noi che, come noi, sono parte di questo mondo fatto di luci e di ombre, di suoni e silenzi.
Sono insiemi; presenze di momenti vissuti, pregnanti di odio e di amore; il bisogno di esserci, comunque.
Sassi, maschere di materia inerte; ci ricordano momenti di vita di energia apparente.
Chi ha insegnato a Pino a entrare in un mondo che conserverà la storia di ognuno di noi?
Presenze di luci e di ombre, spazi informi, percorsi estremi, vuoti e pieni, rumori e silenzi, verità e menzogne, un insieme fatto di tutto e di nulla: Nicola Piergianni, suo padre.
Nicola è diverso da Pino.
E’ una persona riservata, nascosta, quasi inesistente.
Il suo è un fare senza annuncio, è un dare senza avere, è un vivere senza rumore.
Nicola è un fotografo con una capacità analitica, quasi scientifica, dove tutto ha un senso perché l’uomo l’ha deciso.
Nicola lavora per anni, tanti anni come fotoreporter del giornale “Roma” di Napoli; l’ho incontrato per caso quando Pino è stato mio allievo all’Istituto d’Arte Palizzi di Napoli e, sempre per caso, diventiamo amici, veri amici, dove ognuno sa dare senza il bisogno di avere.
Non parlerò delle sue foto, spero di trovarle, in un prossimo futuro, nel sito di Pino, anche perché la mia storia è pregna di momenti, fermati nel tempo, da prestigiose riprese di Nicola.
Di Nicola, Pino, conserva il bisogno di raccontare un mondo dove luci e ombre nascondono desideri, emozioni e paure, rumori e silenzi: presenze estreme che non intendono abbandonare il loro vissuto deciso da altri.
Il nostro è un mondo perverso dove tutto sa di falso.
Un mondo espressione di un tutto senza ritorno.
E i sassi di Pino sono insiemi d bianchi e di neri, appena sussurrati, in grigi che modellano un mondo fatto di forme, spesso lontane da noi.
Hanno il prestigio di insiemi di una eleganza estrema, dove la luce e il buio modellano forme di austera bellezza.
Ogni parete racconta le sue storie: paura e coraggio, ipocrisia e verità, odio e amore, dolore e gioia.
Tutto e il contrario di tutto, perché ognuno di noi ha il diritto di essere protagonista.
Le superfici, bagnate da un sole padrone, ci conservano forme che sanno di vita e di morte, forse il ricordo di ognuno di noi.Il suo è un viaggio senza ritorno. Una solitudine, sussurrata a fatica, sembra narrare una storia che non avrà mai inizio né fine.
Franco Rotella